Il Cappellaio    

Il Cappellaio ha un fascino antico: esiste dal 1870, quando l'Italia era appena nata, gli uomini portavano tutti il cappello e il mondo era diverso. Questa storia me la racconta Antonio Veraldi, l'attuale proprietario, che ha ereditato l'attività dalla famiglia della moglie; il Cappellaio è stato sempre un'impresa familiare: inizialmente era una bottega artigiana, si trovava nei pressi dell'attuale negozio e produceva solo feltri da uomo; i cappelli da donna un tempo (chiedete alla nonna, che forse se lo ricorda) li facevano le modiste. Di questa lavorazione artigianale, finita negli anni '60, purtroppo rimangono solo le forme di legno, che ora servono solo per lavare e stirare, a richiesta, i feltri dei clienti; del resto in Italia rimangono solo cinque ditte che seguono dal principio alla fine la lavorazione del cappello. Da quando la bottega si è trasformata in negozio si vendono anche i cappelli da donna e ai feltri si aggiungono le paglie e i berretti di maglia.

Lo spazio è davvero piccolo, ma sugli antichi scaffali torreggiano impilate montagne di cappelli di tutti i tipi. In una vetrina alle spalle del banco sono esposti i cappelli da cerimonia: c'è un bel cilindro grigio e tanti cappelli da donna, aerei e colorati, che piacerebbero alla regina Elisabetta. Alle pareti antichi manifesti pubblicitari vi propongono l'ultimissimo modello di Borsalino... del 1901! Mentre ammiro la bacheca con tanti cappelli in miniatura, il signor Antonio elenca con orgoglio le marche più prestigiose: ovviamente il Borsalino, cappello per eccellenza e gloria del made in Italy dal 1857, Panizza, altra gloria italiana, Lock and co., maestri londinesi della bombetta, Stetson (quelli da cow boy) e Bailey, americani, i Panama, famosissimi dagli inizi del Novecento e chi più ne ha più ne metta...

Guardandoli comincia a scorrermi davanti agli occhi una galleria di immagini familiari, indimenticabili e favolose: monsieur Hulot, il tenero Charlot, l'adorato Totò, Cary Grant, elegantissimo in Notorius, Bogart in Casablanca, Marlon Brando col berretto in Fronte del porto, James Dean con lo Stetson da cow boy, Delon e Belmondo nel film Borsalino, i formidabili Blues brothers, Johnny Depp con il Fedora… Sembra solo un accessorio, ma provate ad immaginare la storia del cinema senza cappello!

Se vi siete incuriositi e volete sapere tutto sulla storia del cappello, dalle più lontane origini al giorno d'oggi, visitate il sito Favolosi cappelli; troverete notizie dettagliatissime con tanto di bibliografia. Scoprirete così che l'invenzione del feltro viene attribuita a San Giacomo, protettore dei cappellai, che dal tanto camminare aveva male ai piedi (avete presente il cammino di Santiago?), si mise dei batuffoli di lana nelle scarpe, e fu così che quando arrivò a Compostela aveva inventato non solo il feltro, ma anche le solette per le scarpe; e anche che il cappello a lobbia, quello con la scanalatura centrale, prede il nome da un tal Cristiano Lobbia, deputato, che nel 1869 si prese una solenne bastonata sulla testa, lanciando, del tutto involontariamente e molto dolorosamente, una nuova moda; che il cappello Panama diventò famosissimo all'improvviso nel 1906, perché...