Laboratorio sartoriale    

Non lasciatevi ingannare dalle apparenze se non riuscite a contattarlo perché ha perso il telefonino o se qualche volta si è dimenticato di aprire lo studio: il telefonino lo ritrova, magari dopo un mese, sotto una montagna di vestiti, e lo studio prima o poi lo riapre; comunque, non è questo l'importante. Di tutte le persone con cui ho parlato, Sasà Malinconico è l'unico ad avere un'idea chiara e precisa del lavoro che avrebbe fatto fin da bambino, quando impara i rudimenti dell'arte sartoriale dalla madre e gioca a smontare e rimontare i vestiti dei nonni e poi, giocando giocando, si intrufola di nascosto nei laboratori di sartoria dove lavora la madre e taglia e cuce le giacche al posto suo. Inutile dire che nessuno se ne accorge... Dopo aver fatto il militare (non me lo immagino tanto) fugge a Londra e sceglie le migliori accademie di moda: studia al London college of fashion e al rinomato St. Martins college of Art and Design, fa pratica come aiuto disegnatore da Jigso e French connection.

Dopo i dieci anni trascorsi a Londra ce ne sono altri sei in Svezia, dove lavora e segue corsi di perfezionamento e, nel tempo libero, mette su famiglia. Se per caso gira ancora voce che ha la testa per aria, andate a dare un'occhiata alle rifiniture perfette degli abiti, alla cura per i dettagli, alla giacca spettacolare fatta tutta di inserti di pelle e jeans montati a mosaico, che mi mostra con orgoglio... Insomma, siamo ben felici che abbia avuto modo di realizzare il suo sogno: da poco, proprio nel 2011, ha aperto uno studio sartoriale nel cuore della città, a due passi dalla bottega di saponi della sorella Pina. Se in città siete solo di passaggio, niente paura, perché nel giro di poco tempo può realizzare un capo unico su misura, che disegnerà con il vostro aiuto, se già avete qualcosa in mente; in caso contrario, sarà lui a proporvi la sua idea.

Lo spazio che ha allestito è un vero laboratorio, dove lavora sotto gli occhi dei clienti: a terra rotoli di pelle, montagne di lana colorata, pile di Vogue ammassate dappertutto, sugli stand gli abiti da consegnare, alle pareti fotografie, bozzetti, appunti... Tutto ha un'aria eternamente provvisoria e spero sinceramente che lo lasci sempre com'è: affascinante e decadente, caotico e spartano allo stesso tempo. Come è possibile? Mah, venite un po' a vedere...